Cinquant’anni
fa usciva in sala a Udine (31 gennaio 1963) Gli
ultimi di padre David Maria Turoldo e Vito Pandolfi, film capolavoro sulla
vita dei contadini friulani negli anni Trenta.
Mercoledì 30 gennaio alle 20.45 Cinemazero proietterà la versione inedita di questo primo esempio di cinema realizzato da
professionisti in Friuli Venezia Giulia, Gli
ultimi. Ispirato a un racconto breve di padre David
intitolato Io non ero un fanciullo —
uno scritto intimo e personale, dettato e motivato da un vissuto reale,
fortemente autobiografico — il film riflette
alcune figure della poesia di Turoldo: il ricordo del paese natio, la presenza
della madre, la miseria, o meglio povertà, vissuta con dignità e non rassegnazione. Temi
che sono illustrati attraverso la storia di un bambino, Checo, figlio di
contadini affittuari nel Friuli degli anni Trenta, che per la sua indigenza
viene continuamente deriso dai coetanei con l'appellativo di Spaventapasseri. Il film si snoda, come
in un romanzo di formazione, secondo alcune tappe che portano Checo alla
consapevolezza, all'emancipazione e al riscatto finale.
Gli ultimi non ottenne successo all’epoca ed è
rimasto una rarità cinematografica ma ora ritorna a nuova vita grazie a una edizione speciale in doppio DVD curata
dalla Cineteca del Friuli, Centro Espressioni Cinematografiche di Udine e
Cinemazero di Pordenone con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio
di Udine e Pordenone, dell’Associazione Culturale Il ridotto di Coderno di don Nicolino Borgo e la collaborazione
della Presidenza del Consiglio Regionale FVG.
Gli ultimi non fu accettato alla selezione veneziana ma fu comunque
proiettato in una saletta del Lido; alcuni intellettuali e critici dell’epoca, fra cui Guido Aristarco, una
volta visto il film incoraggiarono Pandolfi ad apportare alcune modifiche che
risultarono nella versione distribuita in sala e sinora conosciuta. La versione
ora restaurata recupera Gli ultimi come
fu presentato a Venezia e come non lo abbiamo mai visto.
Il restauro digitale si basa su un master digitale full HD
realizzato a Parigi presso il laboratorio Cinedia e a Trieste presso lo studio
Pianetazero a partire dal controtipo positivo originale del 1962. La colonna
sonora è stata masterizzata a 24-bit a partire dalla stampa ottica originale.
Sono stati utilizzati anche gli elementi recentemente rinvenuti a 8 e 16mm. Decisivo è stato il contributo di Elio Ciol
che con grande professionalità e competenza ha partecipato alle fasi di
correzione dei toni fotografici del master digitale.
L’edizione speciale in DVD per i 50 anni dall’uscita del
film, oltre alle due versioni, presenta un ricco carnet di materiali d’epoca alcuni del tutto inediti. Grazie al lavoro di
vari ricercatori, erano emersi diversi documenti che hanno permesso la ricostruzione delle vicende produttive
e critiche del film. I materiali recuperati nel corso degli anni - e anche
recentemente - da Livio Jacob e Luca Giuliani, curatore del restauro digitale
di oggi, con la preziosa collaborazione fra gli altri di Elio Ciol ed Elena
Beltrami, contribuiscono a formare gli 80 minuti di contributi extra raccolti nei due DVD: il trailer, il finale alternativo, i tagli
di montaggio e di edizione, i sopralluoghi e i provini agli attori
realizzati da Ciol e Pandolfi e ora recuperati presso l’archivio personale di
Turoldo a Fontanella di Sotto il Monte grazie alla collaborazione con la
Compagnia dei Serviti.
Allegata al doppio DVD, una piccola brossura raccoglie, oltre al racconto di Turoldo Io non ero un fanciullo fonte
ispiratrice de Gli ultimi, interventi
e presentazioni del film e del lavoro di ricerca sinora svolto, una breve ma
intensa sezione del booklet raccoglie poi i commenti e le considerazioni dei
poeti che hanno scritto del film, Giuseppe Ungaretti, Pier Paolo
Pasolini e Andrea Zanzotto.
Contemporaneamente all’uscita del doppio DVD viene
organizzata una mostra fotografica.
L’importanza de Gli ultimi per i
valori della cultura e dell’identità friulana sono attestati dalla decisione
della Presidenza del Consiglio Regionale FVG di accompagnare il restauro
digitale del film con una mostra dedicata al lavoro di Elio Ciol, all’epoca
fotografo di scena sul set, e di suo figlio Stefano.
L’occasione è data dalla felice coincidenza di date che vede
nel 2013 il cinquantenario del film e della nascita dello statuto autonomo del
Friuli Venezia Giulia. La mostra propone alcune gigantografie degli scatti di
Elio Ciol chiamato a documentare l’impresa dal suo amico Turoldo. Nel ruolo per
lui inedito di fotografo di scena, scattò quasi duemila fotografie. Grazie alla
sua sensibilità e capacità d’espressione, Elio Ciol, oggi riconosciuto artista
internazionale, è riuscito con la sua arte a fare molto di più del riprendere
le principali scene del film, compito ufficiale del fotografo di scena. Le
immagini da lui immortalate costituiscono una vasta documentazione che permette
di ricostruire anche la vicenda umana dei protagonisti.
A questi scatti si accompagnano nella mostra le vedute che il
figlio Stefano propone oggi dei luoghi che 50 anni fa sono stati le
ambientazioni delle riprese del film. Gli scatti di Stefano Ciol perpetuano
rinnovandolo quel bianco e nero asciutto e ieratico già di suo padre e che
trasfigura gli ambienti quotidiani in scene senza tempo e senza luogo. La
mostra sarà inaugurata il 22 novembre
alle 13.30 presso la sede del Consiglio Regionale in Piazza Oberdan a
Trieste.
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