|
Clara Salgado presenterà a Cinemazero giovedì 20
dicembre alle 21.00 il documentario Dai un calcio al razzismo, frutto
del lavoro svolto durante la 5°
edizione del Torneo antirazzista di calcio a 5 che si svolse a Villanova
di Pordenone nel luglio 2010. “Qualche anno fa, grazie ad un caro amico ecuadoregno conobbi
questa bellissima e particolare manifestazione, un torneo di calcio Antirazzista,
organizzata dall'Associazione Un calcio al Razzismo di Pordenone,
nel quartiere dove abito da 18 anni, Villanova. Così dopo aver vissuto quella
incredibile esperienza, ho sentito un forte bisogno per condividere con gli
altri quei momenti che altrimenti vengono ignorati o dimenticati, momenti nei
quali per pochi momenti dimentichi di essere uno straniero e diventi parte
dello stesso mondo. Un campetto di calcio significa anche questo: essere a
casa anche quando la vera casa è a migliaia di chilometri”, racconta Clara Salgado. Nata in Equador, si trasferisce in Italia nel
1994, dove scopre e coltiva il proprio talento di filmaker, che in questa
occasione le ha permesso di catturare l’essenza della tre giorni di calcio e
confronto nel campetto di quartiere, i dibattiti, i concerti, le cucine multietniche e la loro atmosfera intensa e gioiosa.
Seguirà un’altra pellicola
dedicata ad un episodio particolare della storia del calcio: Il
mundial dimenticato di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, proposto grazie
alla collaborazione con il Festival del
Cinema Latino Americano di Trieste, rappresentato durante la serata dal suo
direttore Rodrigo Diaz. Più che un semplice documentario sportivo, è un viaggio
entusiasmante nella Patagonia di ieri e di oggi e nel leggendario campionato
del 1942 giocato in quella terra lontana. 12 squadre rappresentative di
altrettanti Paesi, schierate in campo dal delirante e visionario Conte Otz
deciso ad organizzare a tutti i costi quei Mondiali di calcio che la guerra in
corso fece saltare per due edizioni. Quel Mondiale fu caratterizzato non solo
dalla partecipazione di giocatori non professionisti come operai, minatori,
scavatori e ingegneri finiti nel sud dell'Argentina per costruire ponti e
strade. C'erano militari, pescatori, esiliati e rivoluzionari in fuga dalla
guerra. Sport, amore e
guerra, cinema e invenzione, natura e scienza fanno de Il Mundial dimenticato
un piccolo gioiello di documentazione creativa, al confine con il surreale e la
leggenda.
A completare questa panoramica la mostra fotografica di Marco Diodà, che ha accompagnato durante i 3 giorni di riprese la regista.
|