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Due colonne portanti del nuovo cinema italiano, il regista Saverio Costanzo e l’attrice Alba Rohrwacher, saranno i prossimi super ospiti di Cinemazero: appuntamento imperdibile, dunque, mercoledì 21 gennaio alle 21.15 per conoscerli più da vicino e per conoscere più da vicino anche Hungry Hearts, uno dei film più attesi e più discussi della stagione. Presentato in concorso all’ultimo festival di Venezia, dove la Rohrwacher ha vinto la Coppa Volpi, Hungry Hearts è tratto dal romanzo Il bambino indaco di Marco Franzoso e descrive le dinamiche di un’ossessione. New York, Brooklyn. Mina (Alba Rohrwacher) è italiana, Jude (Adam Driver) newyorkese. S’incontrano
accidentalmente e iniziano una profonda e appassionata love story che
li conduce al matrimonio. La loro vita procede molto serenamente fino a
quando Mina rimane incinta e incontra una guida spirituale. Mina
sviluppa nei confronti del figlio un’attenzione morbosa: convinta che
l’alimentazione ordinaria sia un ostacolo al corretto vivere e
terrorizzata dalle contaminazioni, tiene il neonato lontano dalla luce,
dai contatti col mondo esterno e lo nutre esclusivamente di specifici
cibi e a specifici orari. Jude si accorge che il bambino cresce male e,
quando lo porta dal pediatra, gli viene comunicato che è denutrito.
Inizia così un braccio di ferro tra i due genitori che porterà a
sviluppi drammatici… Racconta Costanzo:
«Avevo letto il libro un anno e mezzo prima di scrivere il film. Mi
aveva colpito ma allo stesso tempo respinto, forse perché la storia, da
qualche parte, mi riguardava. Il tempo è passato e un giorno ho iniziato
a lavorare alla sceneggiatura seguendo solo quello che ricordavo, senza
rileggere. Il romanzo di Franzoso mi ha accompagnato in questo modo
nella ricerca di quello che poi si è trasformato in un racconto molto
personale». Aggiunge la Rohrwacher:
«Mina ama così tanto il suo bambino che finisce per fargli male. È
l’amore che diventa pericolo: un concetto molto forte. Il carattere di
Mina è dirompente. Ma nello stesso tempo mi è piaciuta la delicatezza
con cui è trattata e il fatto che il regista non giudichi mai suoi
protagonisti». E ancora: «Per me Mina non è una pazza: è solo una donna
innamorata che sbaglia per troppo amore. Alla fine la cosa bella del
film, come dice Saverio, è che si partecipa al dolore di tutti i
personaggi». |