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A colpi di note

A colpi di note

 

La sfida di rimusicare un film

   
 
Dopo un percorso lungo sei mesi giovedì 7 giugno alle ore 20.30 debutta lo spettacolo A colpi di note in cui due miniorchestre di studenti della Scuola Media Centro Storico, con il coordinamento delle docenti di musica Marialuisa Sogaro, Patrizia Avon e Cinzia Del Col e un percorso teorico sul rapporto fra film e colonna sonora nell'epoca del muto tenuto dai formatori di Cinemazero, rimusicano due straordinari film comici muti: Pass the Gravy (F.Guiol e Leo McCarey, 1928) con un esilarante Max Davidson, che nel 1994 ottenne il premio del pubblico come miglior slapstick alle Giornate del cinema muto, e The Cook (R.Fatty Arbuckle, 1917), uno straordinario esempio della comicità irriverente che la coppia Keaton/Fatty seppero regalare al grande schermo. A completare il percorso la serata ospiterà tre membri storici della Zerorchestra, Bruno Cesselli, Romano Todesco e Luca Grizzo, per una lezione-spettacolo su The Cameraman di Buster Keaton.

Comporre e suonare dal vivo un commento sonoro ad un film muto è certamente una delle sfide più interessanti e complesse per il musicista. Il film è già lì, definito, bell'e pronto, non si può più discutere col regista, capire le sue intenzioni, elaborare un approccio condiviso. Il pubblico, nella maggior parte dei casi, si aspetta delle descrizioni sonore che tengano conto del portato tipico della tradizione, che è possibile sintetizzare nelle corrispondenze: momento "tragico" uguale rulli di timpani e vibrato d'archi, momento "romantico" uguale melodia delicata e sognante, e così via. È appena il caso di rilevare che, al di là di ogni possibile considerazione, questa pratica consolidata, basata sui manierismi del melodramma e del teatro musicale d'opera, ha prodotto moltissime "cattive abitudini" che i musicisti più intelligenti e creativi hanno cercato di superare, seppur con esiti non sempre eccellenti. Se poi il musicista pratica l'improvvisazione, la sfida, se portata avanti con piena coscienza, diventa ancora più impegnativa: bisogna esprimersi in modo così diretto ed in così stretta sintonia col film da non consentire alla riflessione di interferire e questo perché, quasi sempre, un'azione diretta è la forma più eloquente di riflessione possibile. Il commento sonoro, come l'improvvisazione, non è una specie di gioco in cui "va sempre tutto bene": è vero l'esatto contrario. Ci dev'essere per forza una base, un fondo solido, pena l'arbitrarietà, il disordine non cercato, la diminuzione del valore estetico dell'opera. Per questo è stato scelto un breve frammento tratto da The Cameraman (B.Keaton e E.Sedgwick, 1928), nel quale Buster Keaton, in uno stadio di baseball completamente deserto, gioca una partita in completa solitudine, interpretando tutti i ruoli del giocatore, "improvvisando" su una base solidissima e allo stesso tempo semplice e virtuosistica, dove la sua idea trova la sua espressione in modo così diretto e in così stretta sintonia con il suo corpo da non consentire alla riflessione di interferire. Cercheremo di seguire Keaton sul suo terreno, provando a guardare a quella scena da punti di vista differenti, ora partendo da materiale già organizzato, ora improvvisando completamente, ora mescolando intenzioni diverse. In pratica una specie di "work in progress", di svelamento dei ragionamenti, delle intuizioni e delle intenzioni dei musicisti che accettano questa sfida, magari anche attraverso il virtuosismo strumentale e l'uso di "trucchi del mestiere", e la messa in gioco delle diverse esperienze, conoscenze e competenze. Naturalmente sempre tenendo ben presente ciò che più sopra si è scritto, e che Buster Keaton ci ha lasciato in eredità: impedire alla riflessione di interferire perché questa è l'unica vera, feconda e profonda riflessione possibile.

di Bruno Cesselli
   
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