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Con Maria Fux, Martina Serban, Maria José Vexenat, Marcos Ruiz, Macarena Battista. Durata 75 min. - Italia, Argentina, Slovenia 2014.
Maria Fux ha 93 anni. Ancora danza, con le braccia e con la mente, e ancora insegna a danzare. Alla sua casa-studio di Buenos Aires arrivano persone da tutto il mondo, per frequentare i suoi seminari e per conoscere il suo metodo, così particolare, nato nel 1942 vedendo una foglia staccarsi da un albero e muoversi al vento. Secondo Maria Fux non è solo seguendo la musica che si danza, ma imparando a seguire il proprio ritmo interno. Dunque tutti possono farlo. Trasformare i limiti fisici in una risorsa è diventata la sua missione. Maria Fux, in questo senso, ha cambiato la vita di molta gente. Certamente quella di Maria Garrido, bambina mapuche trovata dalla polizia in una grotta, nel 1971, denutrita e sordomuta. La Fux le ha insegnato a muoversi tra le compagne, e poi nel mondo. Ha fatto scoprire il linguaggio del corpo a chi non può camminare, a chi non vede, ai ragazzini down Marcos e Macarena. Il documentario di Ivan Gergolet racconta questi successi senza farne motivo di clamore, mantenendoli nell'alveo della quotidianità in cui Maria vive del proprio del lavoro, da sempre, felice di fare quello che è, piuttosto che il contrario. La dimensione del film è pacata, intima: il regista non sgomita in casa d'altri, ma assorbe con discrezione le abitudini della padrona di casa, rispettandone la volontà di entrare e uscire di scena tuttora in maniera teatrale, per conservare quell'aura di mistero che l'ha resa una sorta di guida per tante donne, una guru in senso buono. E a colpire, del film, è proprio il rapporto tra la classe e la maestra, il clima di rispetto e il lavoro di integrazione che la Fux sa instaurare. La componente teatrale è presente, importante, ma non si risolve in un'occasione di narcisismo: piuttosto contiene l'idea e la prassi, molto argentine, secondo cui un attore (un danzatore, un artista) non è mai un semplice interprete, ma sempre un creativo, che mette la propria intuizione al servizio di quel che è chiamato a fare. Con la sua voce monocorde, attenta a non sovrastare il gesto del corpo, Maria Fux si allena ogni giorno con la sua classe, sempre più gremita, alla sbarra dell'immaginazione, e non è mai una fuga dalla realtà ma un altro modo di guardare ad essa, di approfondire la sua conoscenza, esattamente come, a volte, una parola di un'altra lingua fa luce su un vocabolo o su un concetto della nostra. Il regista goriziano osserva l'artista al lavoro senza mai farsi passare dalla mente l'idea di costringerla ad interviste para-televisive o di forzarla a dar spettacolo di sé. È un ospite nel suo mondo e lo sa bene.
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