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In esclusiva per Pordenone a cinemazero
(Letters From Iwo Jima). Con Ken Watanabe, Kazunari Ninomiya, Shido Nakamura, Tsuyoshi Ihara, Ryo Kase, Hiroshi Watanabe, Takumi Bando. Genere Drammatico, colore, 142 minuti. Produzione USA 2006.
Sessantadue anni fa americani e giapponesi si combatterono nella decisiva battaglia di Iwo Jima. Qualche decennio più tardi vennero ritrovate centinaia di lettere mai spedite dei combattenti giapponesi. È a partire da queste che Clint Eastwood realizza un altro capolavoro speculare a Flags of Our Fathers. Quelle feritoie che si aprivano nel film precedente per sparare sugli americani in questo film le conosciamo molto prima che entrino in azione. Solo un regista del suo spessore umano poteva portarci a vedere la guerra con gli occhi degli altri, del nemico. Lo aveva già tentato con lampi geniali Terrence Malick in La sottile linea rossa. Oggi Eastwood ne fa il tema di Lettere da Iwo Jima in cui seguiamo le vicende di soldati inviati al fronte con ben chiara in testa l'idea di dover morire, non senza aver prima eliminato quanti più nemici possibile. Ci racconta anche dei loro comandanti alcuni dei quali fanatici e talvolta velleitari e altri invece consapevoli delle loro responsabilità di guide dei loro uomini che, nella grande maggioranza, non vogliono perdere la propria vita inutilmente. Tra loro emerge il Generale Tadamichi Kuribayashi che aveva studiato negli Stati Uniti. Grazie a questo personaggio Eastwood riesce a portare sullo schermo, senza mai assumere atteggiamenti predicatori, un messaggio molto intenso. Se si conoscesse davvero chi si ha di fronte forse non lo si odierebbe come invece accade in tutte le guerre. Attenzione però: non si tratta di un messaggio retoricamente pacifista. Eastwood è troppo consapevole della molteplicità degli elementi messi in gioco da un conflitto (e in particolare dalla Seconda Guerra Mondiale) per ridurre tutto a un banale appello alla fratellanza umana. È proprio grazie alla differenza delle personalità descritte che può permettersi di uscire dall'immagine stereotipa fatta solo di 'banzai' e kamikaze che tanto cinema ci ha propinato. (...) Così come per Kubrick in Orizzonti di gloria in Lettere da Iwo Jima il cinema si fa al contempo spettacolo, narrazione storica e monito alle coscienze. Si fa, cioè, Cinema. (www.mymovies.it) |