Chi sta bussando alla mia porta? di Martin Scorsese (tit. or.: Who’s That Knoking at my Door?, interpreti: Harvey Keitel, Zina Bethune; USA, 1968) (disponibile per il prestito in Mediateca!)
E' il film con cui Martin Scorsese si è laureato alla Tisch University di New York, una delle più importanti scuole di cinema, la seconda dopo l'Ucla di Los Ansegeles, per alcuni, come per Spike Lee, la prima. Ora di tanto in tanto Scorse ci tiene dei seminari di regia. E' lì che ha conosciuto Robert De Niro; ma in quell'anno l'attore che diventerà una sorta di alter ego di Scorsese era già impegnanto in un altro progetto, quello di un certo Brian De Palma, anche lui laureando, che sta girando Ciao, America. Scorsese dal canto suo ha già maturato un certo fiuto per il casting e sceglie un giovanissimo Harvey Keitel, calato nei panni di un ragazzo disoccupato, probabilmente legato al mondo della mafia (ma non lo sapremo mai in maniera esplicita), uno di quei bravi ragazzi. J.R. (Keytel) passa le giornate a zonzo per le strade di New York in compagnia di due inseparabili amici, la sera in macchina alla ricerca di amori veloci. Ma lui è innamorato di una giovane studentessa universitaria che vive al Village (lo chiamano così i newyorkesi il Greenwich), si inventa di tutto pur di frequentare i posti dove potrebbe incontrarla. Ben presto è costretto a scegliere, lei invece degli amici, è ricambiato, l'intimità arriva dolcemente, dapprima sui tetti mentre la vita metropolitana sotto scorre incurante, poi nella casa dei genitori di lui Ben presto è costretto a scegliere, lei invece degli amici, è ricambiato, l'intimità arriva dolcemente, dapprima sui tetti mentre la vita metropolitana sotto scorre incurante, poi nella casa dei genitori di lui (è di origini italiane, lo scopriamo perchè nel prologo musicale vediamo una signora, nella realtà la mamma di Scorsese, che sta preparando una focaccia riepiena di mozzarella e prosciutto nella cucina dove poi vedremo J.R. fare colazione), nella camera matrimoniale con la credenza piena di statuette della Vergine Maria. J.R. non riesce a consumare l'amore con la ragazza, il suo rapporto con il sesso è legato alla dimensione cristiana del peccato. Sogna di possedere su un letto di una soffitta abbandonata più donne, affascinanti, prorompenti, ma non lei. E' una sequenza altamente sensuale, i corpi nudi sono mostrati in misurati decadrages, ma è il montaggio (realizzato con la futura montatrice di fiducia, Thelma Schoomaker) a renderli decisamente erotici; una sequena interamente musicale (in questo senso Scorsese è precursore di una pratica che diventerà usuale con il cinema postmoderno degli anni ottanta, da Micheal Mann in poi) con un brano dei Doors. L'idea nasce a posteriori quasi per caso: Scorsese si è appena diplomato, è disoccupato e come molti giovani aspiranti cineasti alla fine degli anni sessanta bussa alla porta di Roger Corman, che è già noto sia come regista che, soprattutto, come produttore (scriverà anni dopo un libro leggero e pieno di notizie illuminanti sulla produzione "fai-da-te" Come ho fatto cento film a Hollywood senza mai perdere un dollaro). Corman da bravo bookmaker qual è intuisce le doti del giovane regista squattrinato e decide di distribuire il film ad una sola condizione: nel film amca una scena di sesso, ingrediente fondamentale insieme all'azione e alla durata (non più di novanta minuti!). Scorsese la gira in una mansarda ad Amsterdam e la inserisce nel film. Guardate quella sequenza, così come certi tagli di montaggio dei protagonisti che vagano per una New York già densa di nostalgia immersi in un bianco e nero cassavetiano, ma anche godardiano e prima ancora di Vigo. Scorsese è pieno zeppo di cinema, lo guardava nel cinema da oratorio nella sua Little Italy, poi di nascosto marinando la scuola e quindi finalmente autorizzato all’università. Ne farà di strada poi, ma il suo cinema è già tutto in questo film.
|