Mettere in “mostra” la croce è un’impresa ardua ed esaltante insieme. Ardua, perché si tratta di un segno di contraddizione: come può un patibolo, largamente usato dalla Roma dei Cesari, assurgere ad emblema di valori condivisi? Onestamente Paolo di Tarso dovette riconoscere che il Crocifisso era considerato uno scandalo dai giudei e una stoltezza dai pagani. La croce è un segno che affiora dalle ricerche archeologiche compiute su civiltà prospere molti secoli avanti Cristo: dalla Persia all’Egitto, dalla Grecia a Creta e a Cartagine, con significati diversi che vanno oltre quelli liturgici. Il suo simbolismo fu inteso, secondo i casi, come l’unione dei complementari, la risoluzione degli opposti, la «stazione divina», l’invariabile mezzo ed altro ancora. Poi la morte violentemente inflitta a Gesù di Nazareth riempì il suo supplizio del più forte e denso concentrato di contenuti spirituali che l’umanità conosca. Non è necessario essere fedeli seguaci del Crocifisso per capire il suo immenso valore simbolico. Lo fa notare con acuta argomentazione la non credente Natalia Ginzburg: «Per i cristiani Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cristiani può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi è ateo cancella l’idea di Dio, ma conserva l’idea del prossimo...». La mostra In Hoc Signo si propone di offrire una panoramica inedita ed articolata sulla presenza di questo Simbolo nel territorio tra Livenza e Tagliamento, da sempre crocevia di popoli e culture. In questo contesto geografico, si è costituito nel corso dei secoli un patrimonio (artistico) imperniato sulla croce, qualitativamente e quantitativamente ricco per valore, significati, modalità espressive e tecniche di produzione che rappresentano, in molti casi, capolavori di grande pregio storico e artistico.
Il percorso parte da Concordia, antichissima sede vescovile, e continua attraverso le epoche longobarde e carolinge, caratterizzate da una forte simbologia sacra. Si giunge così all’alto Medioevo, durante il quale la croce viene legata alla figura del Martire, per arrivare fino alle riletture contemporanee.
La rassegna offre varie testimonianze della presenza del simbolo sul territorio: dai paramenti crucisignati ai reliquiari, dai calici ornati alle campane, dai libri corali miniati alle pale d’altare, dalla pubblicistica alle forme di devozione privata ed ufficiale. Una convivenza diffusa e quotidiana accanto alla quale si collocano le testimonianze di grandi scelte compiute nel segno della croce, quali i pellegrinaggi o le storiche imprese a cui parteciparono anche uomini di queste terre, come i beati Odorico da Pordenone e Marco d’Aviano. Alle opere presentate in esposizione si affiancano i cicli di affreschi che, seguendo gli itinerari proposti, potranno essere goduti in loco assieme ad altre opere pittoriche e plastiche. Inoltre è stato pensato un percorso inedito a Venezia, strettamente legata dal punto di vista storico e culturale ai territori tra Livenza e Tagliamento. La mostra offre quindi prospettive diverse, illustrate da documenti di straordinario splendore accolti in spazi carichi di suggestioni, a completamento della quale (ed a riprova della fertilità della tematica) sono state allestite due sezioni dedicate alle arti figurative contemporanee ed alla fotografia. Certamente sono molti i modi – non necessariamente alternativi – di guardare alla croce. Il più universale di tutti vi scorge il senso della vita e della morte, nella logica dell’uguaglianza e della solidarietà, senza discriminazioni tra ricchi e poveri o tra persone di differenti etnie, religioni e culture. |